Enciclopedia

pàntheon, sm. 1 Attualmente vengono così definiti gli edifici in cui vengono sepolte le personalità più illustri di una nazione. 2 Complesso delle divinità adorate nelle religioni politeistiche. 
Nell'antichità è un tempio consacrato a tutti gli dei. Il più noto è quello di Roma, la cui storia si dipana nei secoli. Le sue origini risalgono al 27 a. C. quando Marco Agrippa, genero di Augusto, lo costruì come luogo di culto dedicato a tutti gli dei. Un incendio lo compromise in parte nell'80 d. C., ma solo nel 118 d. C. Adriano lo ricostruì. Nel 609 d. C. papa Bonifacio IV lo ebbe in dono dall'allora imperatore di Bisanzio Foca e decise di consacrarlo come chiesa di Santa Maria ai Martiri. In seguito, il Pantheon sopportò parecchie trasformazioni e spoliazioni: nel 663, in occasione della visita dell'imperatore di Bisanzio Costantino II, il Pantheon perdette le sue tegole dorate che furono portate a Costantinopoli. Durante l'esilio dei papi ad Avignone, all'inizio del XIV sec., il Pantheon venne fortificato e nel 1632 papa Urbano VIII fece utilizzare il bronzo del portico per il baldacchino in San Pietro, opera del Bernini; quest'ultimo aggiunse in quell'epoca due torrette al Pantheon. Esse però mal si collocavano vicino alla cupola e dietro il porticato, quindi furono soppresse nel 1883. Considerato uno dei più significativi monumenti di Roma, lo stesso Stendhal lo giudicò quanto di più perfetto dell'architettura romana. Il pronao a base rettangolare è posto sul lato anteriore ed è ornato da colonne che reggono un frontone, recante iscrizioni che citano Marco Agrippa e i restauri di Caracalla. Il pronao si fonda sui resti dell'antico tempio di Agrippa e nasconde all'esterno la meravigliosa cupola, dalle proporzioni perfette: diametro e altezza sono uguali a 43,3 m. Nonostante le dimensioni, il progetto architettonico è perfettamente realizzato e il peso della cupola si ripartisce su otto archi interni che poggiano su pilastri. I muri del tamburo sono spessi fino a sei m. Il soffitto è ornato da cassettoni di legno e al centro vi è l'unica apertura verso l'esterno (ocullus), di nove metri di diametro, che fa filtrare la luce. Il pavimento reca disegni romani originali, restaurati alla fine del XIX sec. All'interno, nelle nicchie trovano posto le tombe di Vittorio Emanuele II (completata nel 1888) e di Raffaello Sanzio, morto nel 1520. Il sarcofago è posto sotto la scultura della Madonna del Lorenzetto (1524) e porta un'iscrizione del poeta Pietro Bembo: Qui giace quel Raffaello, dal quale, vivo, la gran madre di tutte le cose, la natura, temette di essere vinta e, lui morto, di morire


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