Enciclopedia

Federazione iugoslàva Repubblica federativa dell'Europa orientale; si affaccia a sud-ovest nel mar Adriatico e confina a nord con l'Ungheria, a est con la Romania e la Bulgaria, a sud con la Macedonia e l'Albania e a ovest con la Bosnia Erzegovina e la Croazia. Dal 1992 è costituita dalla Serbia (che comprende le unità amministrative autonome di Vojvodina e di Kosovo) e dal Montenegro. 
La parte settentrionale del paese è pianeggiante; a nord della Sava e del Danubio si estende un vasto bassopiano che comprende le pianure del Banato (a est del Tibisco) e del Backa (tra Tibisco e Danubio). 
La parte meridionale è invece montuosa, costituita da numerosi massicci isolati (Kopaonik, Golija, Povlen) compresi nelle Dinaridi; a sud-est si elevano le propaggini occidentali dei Balcani e a sud-ovest quelle delle Alpi Albanesi (Daravica 2.656 m). 
Le acque interne convogliano nella quasi totalità al mar Nero e al mar Egeo. Tributario del mar Nero è il Danubio, che percorre la Serbia per circa 360 km e raccoglie le acque della Sava, della Morava, della Drava e del Tibisco. 
Il territorio del Montenegro è a sua volta prevalentemente montuoso di origine calcarea, interessato da vistosi fenomeni carsici. 
L'unica parte pianeggiante è quella in prossimità della costa e la bassa valle del fiume Moraca, immissario del lago Scutari, sul confine con l'Albania. 
Gli altri fiumi (Piva, Tara, Lim) sono tributari del mar Nero e scorrono in direzione sud nord incidendo profonde vallate. 
Il clima è sub-continentale nella regione serba, con inverni rigidi ed estati calde e precipitazioni più abbondanti sui rilievi. Solo lungo la fascia mediterranea il clima è mite. 
La composizione etnica è piuttosto articolata: serbi (62,3%), albanesi (16,6%), montenegrini (5%), magiari (3,3%), musulmani (3,1%) e ancora croati, rumeni e slovacchi. 
La capitale è Belgrado; altre città rilevanti sono Novi Sad, Nis, Subotica e Podgorica. 
Il paese conserva un carattere prettamente agricolo, pur essendo dotato di discrete risorse minerarie; durante gli anni del governo di Tito il paese aveva registrato discreti progressi in campo economico e sociale, del tutto annullati durante la gravissima crisi degli anni '80. 
L'agricoltura ha beneficiato di un certo processo di modernizzazione e meccanizzazione e produce cereali (frumento, mais e segale), frutta (rinomate prugne e mele) e inoltre tabacco, canapa, barbabietola da zucchero. 
Discreto è il patrimonio zootecnico (ovini, bovini e suini), notevoli le risorse forestali (che coprono il 36% della superficie del paese), che permettono l'esportazione di legname. 
Le fonti energetiche sono discrete, data la disponibilità idrica e i sia pur modesti giacimenti di petrolio e gas naturale. 
Significativi invece i giacimenti di ferro, piombo, zinco, magnesite, mercurio, cromo, bauxite, rame, cobalto e antimonio. 
Gli investimenti statali hanno consentito il diffondersi di complessi manifatturieri operanti nel settore siderurgico, metalmeccanico, chimico e tessile. 
Tradizionali le industrie conserviere, del cuoio, del pellame e dei tappeti. 
STORIA Nel 1918 viene creato il regno dei serbi, croati e sloveni, sotto l'autorità di Pietro I Karageorgevic, le cui frontiere sono fissate negli anni 1919-1920 con i trattati di Neuilly sur Seine, di Saint Germain en Laye, di Trianon e di Rapallo. Nel 1921 viene adottata una Costituzione centralista e parlamentare. Nel 1929 Alessandro I (1921-1934) imposta un regime autoritario. Il paese prende il nome di Iugoslavia. 
Nel 1934 Alessandro I è assassinato da un estremista croato. Il cugino Paolo assume la reggenza in nome di Pietro II. Nel 1941 Paolo firma il patto tripartito ed è destituito da una rivoluzione a Belgrado. La Iugoslavia viene occupata dalla Germania. La resistenza si organizza da una parte, con D. Mihailovic, di tendenze monarchiche e nazionaliste, e dall'altra con il comunista J. Broz Tito. Pietro II si rifugia a Londra. Nel 1943 Tito crea il Comitato Nazionale di Liberazione. 
Alla fine della seconda guerra mondiale viene creata la Repubblica Popolare Federale; essa raggruppa sei repubbliche: Bosnia Erzegovina, Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia e Slovenia. Tito guida il governo. Negli anni 1948-1949 Stalin esclude la Iugoslavia dal mondo socialista e dal Cominform. L'anno successivo viene impostato il sistema dell'autogestione. 
Nel 1955 Kruscev riprende le relazioni con la Iugoslavia. Nel 1961 una conferenza dei paesi non allineati si tiene a Belgrado. Due anni più tardi viene proclamata la Repubblica Socialista Federale Iugoslava. Nel 1971 lo sviluppo del nazionalismo porta al siluramento dei dirigenti croati. La nuova Costituzione del 1974 rafforza i diritti delle repubbliche. Dopo la morte di Tito, nel 1980, le funzioni presidenziali sono esercitate collegialmente. A partire dal 1988 la Lega comunista iugoslava rinuncia al monopolio politico. 
La Croazia e la Slovenia, ormai guidate dall'opposizione democratica, si oppongono alla Serbia e cercano di ridefinire il loro ruolo nella federazione iugoslava. Nel giugno 1991 proclamano la loro indipendenza. Dopo vari scontri, l'esercito federale si ritira dalla Slovenia; combattimenti sanguinosi oppongono i croati all'esercito federale e ai serbi di Croazia. La Macedonia proclama la propria indipendenza (settembre). Nel 1992 la comunità internazionale riconosce l'indipendenza della Croazia e della Slovenia (gennaio) e successivamente quella della Bosnia Erzegovina (aprile), dove scoppia una guerra particolarmente sanguinosa. La Serbia e il Montenegro decidono di proclamare la Repubblica Federale Iugoslava (aprile), che non viene riconosciuta dalla comunità internazionale. I numerosi serbi che vivono in Croazia e Bosnia Erzegovina reclamano la loro unione al nuovo stato. Il 1995 vede intensificarsi lo sforzo della comunità internazionale per porre fine al conflitto in Bosnia-Erzegovina fra le diverse etnie (croata, serba e musulmana). Il 3 giugno 1995 la NATO e la UEO decidono l'invio di 10.000 uomini in appoggio ai Caschi Blu e il 17 giugno l'esercito bosniaco lancia una controffensiva per rompere l'assedio di Sarajevo, riuscendo per la prima volta a colpire Pale. L'intensificarsi dell'offensiva bosniaca convince i serbi ad accettare l'avvio di un piano di spartizione etnica del territorio sotto il controllo dell'ONU, piano che ha segnato di fatto la fine del conflitto. La guerra scoppiata tra Serbia, Croazia e Bosnia si conclude solo dopo l'accordo stilato a Dayton negli Stati Uniti, il 21 novembre 1995 dai leader delle tre etnie (Milosevic, Tujiman e Izetbegovic) e ratificato nella conferenza di pace svoltasi il 14 dicembre 1995 a Parigi, alla presenza dei capi di governo delle principali potenze mondiali. Nel 1998 scoppia il conflitto in Kosovo, regione abitata sia da serbi sia da albanesi. La comunità internazionale accusa i serbi di pulizia etnica e inizia il dramma dei profughi che si rifugiano negli stati confinanti. Nel marzo del 1999 la NATO, dopo mesi di pressioni diplomatiche, interviene militarmente con bombardamenti aerei su tutta la Serbia e il Montenegro. Il conflitto accentua l'esodo della popolazione albanese dal Kosovo verso la Macedonia e l'Albania. 
Abitanti-10.540.000 
Superficie-102.200 km2 
Densità-103,1 ab./km2 
Capitale-Belgrado 
Governo-Repubblica federale 
Moneta-Nuovo dinaro iugoslavo 
Lingua-Serbo, albanese, ungherese 
Religione-Ortodossa, musulmana sunnita 


Blia.it NON utilizza cookie (v. informativa)
Per contattare la redazione di Blia.it potete scrivere a: info@blia.it (attenzione, blia.it non ha nessun rapporto con banche, scuole o altri enti/aziende, i cui indirizzi sono visualizzati al solo scopo di rendere un servizio agli utenti del sito)