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schèrma, sf. Arte del battersi praticata con armi bianche (sciabola, fioretto e spada), un tempo a scopo di difesa o di offesa e oggi come disciplina sportiva. Già nell'antica Roma la scherma aveva una componente ludica. La scherma ebbe grande diffusione nel medioevo e, dopo un periodo di decadenza, dovuta probabilmente all'introduzione delle armi da fuoco, riprese la sua evoluzione nel XIX sec. caratterizzandosi come attività agonistica e divenendo in seguito (1896) disciplina olimpica. Muniti di uno speciale abbigliamento di colore bianco, composto da giubbotto imbottito, maschera protettiva, pantaloni, calze e guanto da impugnatura, gli schermidori si affrontano in assalti cercando di toccare l'avversario in determinate parti del corpo e di pararne i colpi. Sono previste numerose posizioni classiche per l'attacco e la difesa, finalizzate a scoprire la guardia dell'avversario e a colpirlo. Le gare si distinguono per il numero di colpi portati a segno in funzione della durata prestabilita per ciascun combattimento. La scherma in Italia è regolata dalla FIS (Federazione italiana scherma), con sede a Roma, che aderisce, per l'attività olimpica, al CONI, mentre per l'attività internazionale alla FIE (Fédération Internationale d'Escrime), che ha sede a Parigi e che nel 1914 ne aveva fissato le regole, tuttora valide. 


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