Enciclopedia
verìsmo, sm. 1 Movimento letterario italiano. 2 Carattere di un'opera artistica che si propone di essere il più aderente possibile alla realtà. Movimento letterario e artistico che si sviluppò in Italia nella seconda metà del XIX sec., caratterizzato dalla volontà di raffigurazione obiettiva del vero e della natura. Corrente letteraria italiana della seconda metà del XIX sec., influenzata dal naturalismo francese e legata alla diffusione in Italia del positivismo. Le sue linee furono tracciate dal Verga in Nedda (1874) e nella prefazione de I Malavoglia (1881). Il verismo ha come caratteristiche principali la descrizione di ambienti e di personaggi umili e delle problematiche regionaliste, la trattazione impersonale del racconto, perseguita mediante l'uso del discorso indiretto, l'uso di uno stile che varia a seconda dell'ambiente rappresentato e che utilizza anche il dialetto, la descrizione della realtà come processo continuo e successione di eventi dominati dai vincitori e subiti dai vinti. Il verismo fu teorizzato da L. Capuana che spinse al massimo l'eliminazione di ogni soggettivismo in favore della neutralità ideologica, dell'impersonalità, dell'indifferenza sentimentale. Fu così sancita una presa di posizione fondamentalmente diversa dal movimento francese (É. Zola) e dal suo impegno civile e politico. La scelta di descrivere ambienti popolari non è una scelta politica, ma avviene solo per il fatto che in questi ambienti i sentimenti, i conflitti e le passioni sono genuini, trasparenti e non mascherati come succede negli ambienti della borghesia. Il modello dello stile verista è costituito da G. Verga che con una lingua arricchita di apporti dialettali riesce a dare la sensazione che siano i personaggi stessi a raccontarsi. I critici hanno distinto due varianti di verismo, il verismo settentrionale, nel quale prevalgono soggetti operai e piccolo-borghesi, e verismo meridionale, nel quale ricorrono soggetti rurali. I suoi massimi esponenti, dei quali si indica l'opera più significativa, furono, a nord, E. De Marchi (1851-1901: Demetrio Pianelli, 1890), M. Pratesi (1842-1921: L'eredità, 1889), R. Fucini (1843-1921: Le veglie di Neri, 1884) e R. Zena (1850-1917: La bocca del lupo, 1892); a sud, F. De Roberto (1861-1927: I Viceré, 1894), G. Deledda (1871-1936: Elias Portolu, 1903), S. Di Giacomo (1860-1934: Assunta Spina, 1909), G. Verga (1840-1922: Mastro don Gesualdo, 1889), L. Capuana (1839-1915: Il marchese di Roccaverdina, 1901), M. Serao (1856-1927: Il ventre di Napoli, 1884).
Sono anche da ricordare i risultati del verismo: nel teatro, con G. Giacosa, Come le foglie, 1900),
nella musica, con P. Mascagni, Cavalleria rusticana, 1889), nella pittura, con i macchiaioli (G. Fattori, T. Signorini, S. Lega, A. Cecioni, G. Abbati) e con un gruppo di altri pittori, tra i quali si citano A. Pusterla (1862-1941: Alle cucine economiche di Porta Nuova, 1887), F. Zandomeneghi (1841-1917: Gli spazzini di campo San Rocco, 1869), F. P. Michetti (1851-1929: Voto, 1883).
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