Punti di interesse turistico della regione Lazio
Categoria | POI |
Titolo | Giardini Bassi di Palazzo Farnese, Caprarola |
Indirizzo | 01032 lazio Viterbo Antonio da Sangallo via |
Plus codes | 8FJJ86HP+87 |
Periodo | |
Descrizione | I due “Giardini di sotto” o “Giardini bassi” furono progettati dal Vignola adiacenti al palazzo e corrispondenti al Piano Nobile dell’edificio verso il monte. Dalla Camera dei Lanifici si accede al cosiddetto “Giardino Vecchio” o “Giardino dell’Estate” e dalla Camera dei Giudizi al cosiddetto “Giardino Nuovo” o “Giardino dell’Inverno”. Alla morte di Vignola, nel 1573, soltanto il “Giardino Vecchio” risultava completato. Il “Giardino Nuovo” sarebbe stato ultimato entro il 1583 da Giovanni Antonio Garzoni da Viggiù, il quale, pur presente nella fabbrica sin dal 1560, in veste di scalpellino, compare per la prima volta nominato in qualità di architetto soltanto a partire dal 30 novembre 1577. Derivanti dal tema medievale dell’Hortus conclusus, i due giardini vanno inquadrati nella tipologia del Giardino Segreto cinquecentesco e collegati al modello del viridarium pensile del Palazzetto Venezia a Roma. A Caprarola, più che altrove, i giardini sono veramente privati, saldandosi agli appartamenti tramite ponti, un tempo levatoi, che scavalcano i fossati, e si offrono alla vista del visitatore come quadri insieme naturali e artificiali. Strettamente correlati al palazzo, i giardini sono imperniati su due assi che incrociano al centro del cortile, in corrispondenza del mascherone, partendo dai due grandi ambienti circolari dell’edificio. L’asse del “Giardino dell’Inverno”, tra est e ovest, parte dalla Cappella, attraversa la Sala dei Giudizi, varca il ponte controllato dalle statue delle “Hore”, percorre il viale del giardino al di là del piazzale circolare centrale e si conclude nel fondale prospettico della Fontana dei Tartari. L’asse del “Giardino dell’Estate”, tra sud e nord, parte dalla Scala Regia, attraversa la Sala dei Lanifici, passa attraverso il ponte tra le “Hore” e, dopo aver tagliato il giardino, approda alla Fontana di Venere o dei Satiri, che dissimula al suo interno gli emblemi farnesiani del giglio e dell’unicorno. Entrambi i giardini seguono un principio di ordine nella severa scompartizione delle aiuole in forma quadrata e sono posti in rapporto col palazzo in una specie di teorema pitagorico. Come a valle il palazzo impone ordine alla città subordinandola a se mediante la sua invadenza ottica, grazie anche alla strada, che partendo dall’edificio taglia a rettifilo l’intero abitato, così a monte l’edificio estende a ventaglio il suo ordine sulla natura prolungando all’esterno le sue direttici razionalizzanti. Nella prima edizione delle Vite (1568), nella Vita di Taddeo Zuccari, Vasari descrive dettagliatamente il palazzo, ricordando il ponti levatoi di accesso ai giardini e definendo quest’ultimi “pieni di ricche e varie fontane, di graziosi spartimenti di verzure ed insomma di tutto quello che a un villaggio veramente reale è richiesto”. Vasari tuttavia si riferiva al solo “Giardino Vecchio”, unitamente al perduto “Giardino delle Castagne”, già terminati al tempo della sua visita a Caprarola, ma non al "Giardino Nuovo", ben lontano dall’esser completato. In origine il "Giardino dell’Estate" era ripartito da siepi di mirto in 36 riquadri e quello dell’Inverno in 16; solo successivamente i riquadri di entrambi vennero unificati a 16. Di particolare interesse sono le quattro statue delle Hore, realizzate in peperino e con funzione di meridiane, poste al termine dei ponti di collegamento col palazzo, realizzate nel 1576 da Giovan Battista de’ Bianchi, scultore al servizio dei Farnese, autore tra le altre opere, di diverse sculture per i giardini bassi, oggi perdute. Nella mitologia le Hore sorelle delle Moire, divinità stagionali legate al ciclo della vegetazione, sorvegliavano le porte della dimora di Giove e con la medesima accezione sono collocate all’ingresso dei giardini di Alessandro Farnese: la loro posizione a presidio dei giardini, connota questi ultimi come spazio regale, accessibile solo ai pochi iniziati ammessi alla visita dal signore del luogo. I due giardini sono collegati tra di loro soltanto nell’angolo in cui si trova la fontana cosiddetta del “Pastore” o “del Facchino”, realizzata nel 1583. |
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