Punti di interesse turistico della regione Lazio

CategoriaPalazzo
TitoloFarnese Palace, Farnese
Indirizzo
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Periodo
DescrizioneIl palazzo ducale sorge sull’area occupata in epoca medioevale dalla rocca. L’irregolarità dell’impianto è determinata dalle diverse fasi costruttive, succedutesi nel corso delle committenze Farnese e Chigi. La trasformazione in edificio residenziale, iniziata probabilmente sotto il governo di Galeazzo Farnese, all’inizio nel XVI secolo, continuò fino al secondo decennio del Seicento, durante il ducato di Mario Farnese. L’edificio si articola attorno a un cortile centrale, di sviluppo quadrangolare, sfalsato rispetto all’asse del portale d’ingresso e aperto al di là di una breve scalinata posta a sinistra dell’androne voltato. La facciata principale, prospettante su piazza della Rocca, attribuita all’architetto parmense Ettore Smeraldi, mostra un aspetto uniformato secondo una tipologia convenzionale, di ascendenza tardo cinquecentesca, con grandi finestre rettangolari incorniciate in travertino in corrispondenza del piano terreno e del piano nobile, e finestre più piccole, di forma rettangolare, al piano superiore, anch’esse incorniate in travertino. La stessa infilata di aperture, seppure con un andamento più irregolare, si rileva lungo il lato sud dell’edificio, corrispondente all’ala più antica, il cui aspetto odierno deve essere ricondotto a un tentativo non del tutto felice di raccordarla esteticamente alla facciata di piazza, operato nel corso della sistemazione del palazzo dell’inizio del XVII secolo. L’ipotesi che in quest’area sopravviva l’unica parte superstite dell’antica rocca è sostenuta dalla presenza di due stemmi farnesiani, uno murato su una parete, l’altro posto su un pilastro di tufo, all’interno di un secondo cortiletto, la cui iconografia dell’unicorno affiancato dal “seminato” di gigli denuncia una fattura cronologicamente alta, riconducibile ad un’epoca compresa entro il XV secolo. Nel medesimo cortiletto compare inoltre, inserito alla base del pozzo, uno stemma frammentario degli Anguillara, famiglia strettamente legata da vincoli matrimoniali con i Farnese di Latera, già nella prima metà del XVI secolo, in particolare con i matrimoni di Pier Bertoldo Farnese con Battistina di Francesco Anguillara, e di suo figlio Galeazzo con Isabella, figlia di Giuliano Anguillara e di Gerolama Farnese.L’irregolarità dell’impianto è confermata dalle modalità costruttive della fabbrica, impostate sul progressivo inglobamento e sulla demolizione di unità preesistenti. Non a caso nel dicembre del 1605 i maestri Pompeo Pazzichelli e Alessandro Faziolo furono pagati dai Farnese per la stima di una casa, successivamente demolita per far posto agli ampliamenti del palazzo ducale in direzione della contrada di Piazza (F.T. Fagliari Zeni Buchicchio 2007, pp. 55-56; 62). Unico elemento architettonico di un certo interesse del prospetto principale è costituito dal portale tardo-manierista, di ascendenze vignolesche, ispirato alle forme dell’arco trionfale romano, con l’utilizzo di conci di bugnato rustico di travertino, soprapassanti i pilastri di ordine tuscanico, in cui compaiono due gigli Farnese, scolpiti a rilievo sul collarino immediatamente al di sotto dei capitelli. Il posizionamento delle fasce di travertino, costituenti una sorta di griglia, contribuisce a rinserrare le reali strutture portanti, esaltandone la plasticità. Il dato eterodosso più macroscopico, rispetto a una partizione classicheggiante degli spazi, si concentra nell’area di raccordo tra la centina del fornice e il cornicione dell’attico, iniziato in corrispondenza dei pilastri laterali, ma interrotto nella parte centrale, in cui sconfinano la bugna trapezoidale centrale dell’archivolto e i prolungamenti delle due bugne radiali limitrofe. Il registro formale costituisce nel complesso una versione virata verso esiti di rusticità trattenuta del tipico portale vignolesco, reiterata nella tradizione architettonica tosco-romana ed emiliana di metà secolo, come nell’eclatante esempio di palazzo Bocchi a Bologna. All'interno del palazzo è ancora esistente una piccola cappella, oggi appartenente a privati, mentre sono del tutto scomparsi il teatro, originariamente ubicato dove è oggi la sede dell’oratorio parrocchiale di S. Maria delle Grazie, e la stamperia di Miagolò Mariani, genero di Agostino Colaldi di Viterbo, fondata tra il 1509 al 1601 e sarebbe rimasta attiva per quasi un secolo, in cui vennero stampate opere del celebre poeta Antonio Ongaro (Venezia 1560 ca. - Valentano 1600), amministratore e fiduciario del duca Mario Farnese e autore dell’Alceo, opera stampata in diverse edizioni e tradotta in varie lingue, recitata per la prima volta nel 1582. Dopo l’acquisto da parte di privati nel corso del secolo passato l’edificio ha subito pesanti manomissioni dovute al suo frazionamento in appartamenti.

Fonte dei dati: Filas | Distretto Tecnologico della Cultura - futouring.eu
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