Punti di interesse turistico della regione Lazio

CategoriaTorre
TitoloThe Clock Tower, Marta
Indirizzo01010 Lazio Viterbo Castello piazza
Plus codes8FJHGWPF+5G
PeriodoXIII-XVI secolo
DescrizioneLa Torre dell'Orologio, vero e proprio simbolo di Marta, è posta sulla sommità del borgo medievale, nel centro storico del paese. Alta complessivamente circa 22 metri, essa si sviluppa su una base tronco piramidale a pianta quadrata, alta circa 7 metri e di circa 10 metri per lato, su cui si imposta un corpo poliedrico ottagonale per un’altezza di circa 15 metri. I quattro lati dell’ottagono di base del corpo superiore, che fronteggiano gli spigoli della base tronco-piramidale sono raccordati a questa da quattro piccole piramidi triangolari. La documentazione iconografica in nostro possesso, tuttavia, gli affreschi tardocinquecenteschi con le vedute di Marta nei due palazzi Farnese di Roma e Caprarola, rispettivamente nel “Camerino dei possedimenti farnesiani” e nella “Sala di Ercole”, testimoniano in realtà come la torre fosse a forma di poliedro ottagonale per tutta la sua altezza, inducendo, quindi, a ritenere che la base tronco piramidale altro non sia che una struttura successiva, probabilmente seicentesca, realizzata a rinforzo della torre. Questo spiegherebbe l’anomalia dell’attuale accesso all’interno della torre, posto immediatamente sopra il cornicione di coronamento del basamento quadrato. Appartenente in origine al complesso difensivo della rocca, i cui scarsi resti sono oggi osservabili dalla via del Castello e dalla via dell'Orologio, la torre risalirebbe forse ad epoca anteriore al XII secolo. Bussi nella sua “Storia della città di Viterbo” (1741), racconta che i Viterbesi se ne impadronirono nel 1197, dopo averla espugnata uccidendo in battaglia Janni Macaro, che ne era il signore. Secondo l’Annibali, nelle “Notizie Storiche di Casa Farnese” (1818), la torre era stata riedificata con le pietre della distrutta città di Bisenzio nel 1323, sotto il pontificato di papa Giovanni XXII, ipotesi smentita dalla sostanziale uniformità e omogeneità del materiale costruttivo del corpo superiore. Altri lavori avrebbero coinvolto il monumento meno di un decennio dopo, nell’ambito di un più generale consolidamento difensivo della rocca. Un’iscrizione con la data 1253, posta alla base di uno dei costoloni della volta a crociera di copertura della scala interna, indurrebbe tuttavia a ritenere che i citati lavori trecenteschi si limitarono essenzialmente ad opere di consolidamento, più che trattarsi di una vera e propria ricostruzione. Nel corso del XVI secolo la torre venne ulteriormente restaurata dai Farnese. Sul lato sud compare infatti inserito un rilievo in travertino con lo stemma Farnese: il liocorno sovrastante un elmo piumato e uno scudo con gigli seminati. Lo stemma appare accostabile per funzione ad altri due posti sulle torri dell’orologio di Capodimonte e Ischia di Castro, e tutti e tre sono riconducibili per ispirazione ad analoghi stemmi scolpiti sul monumento funebre di Ranuccio il Vecchio nella chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo nell’isola Bisentina, opera di Isaia da Pisa, datata 1449. Tuttavia la presenza nello stemma di Marta della iniziale P, che ricorre affrontata nei due angoli superiori del rilievo, sembrerebbe ricondurre l’opera direttamente a Pierluigi Senior padre di Paolo III, da porre quindi in relazione con i lavori dell’inserimento dell’orologio nella torre, datati 1575. Tra la fine degli anni Venti e i primi anni Trenta del XX secolo furono demolite, poiché pericolanti le arcatelle sovrapposte alle mensole di coronamento della torre, ricostruite in mattoni nel corso di un recente restauro, come pure vennero demolite a più riprese parti delle mura dell’antica rocca, con l’esito di snaturare il contesto architettonico in cui la torre sorgeva e di isolare il monumento al centro di un moderno piazzale belvedere.

Fonte dei dati: Filas | Distretto Tecnologico della Cultura - futouring.eu
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