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Opere d'arte in Lombardia
Codice scheda | F0060-00116 |
Numero catalogo generale | 00048963 |
Ente schedatore | R03/ Provincia di Pavia |
Gruppo oggetti | arredi e suppellettili |
Definizione oggetto | piatto circolare |
Numero oggetti | |
Categoria generale soggetto | sacro |
Identificazione soggetto | Madonna annunciata |
Titolo soggetto | |
Nome provincia | Pavia |
Comune | Pavia |
Tipologia edificio di collocazione | castello |
Qualificazione edificio di collocazione | comunale |
Denominazione edificio di collocazione | Castello Visconteo |
Denominazione spazio viabilistico (indirizzo edificio di collocazione) | Viale XI febbraio, 35 |
Denominazione struttura conservativa - livello 1 (nome istituto di conservazione) | Musei Civici di Pavia |
Denominazione struttura conservativa - livello 2 (nome istituto di conservazione) | Pinacoteca del Seicento e Settecento |
Tipologia struttura conservativa | museo |
Denominazione collezione di appartenenza dell'oggetto | |
Secolo (datazione dell'oggetto) | sec. XVII |
Frazione di secolo (datazione dell'oggetto) | ultimo quarto |
Da (datazione dell'oggetto) | 1677 post |
A (datazione dell'oggetto) | 1677 ante |
Autore/Nome scelto | Cuzio Antonio Maria |
Ente collettivo/Nome scelto | |
Dati anagrafici/Periodo di attività dell'autore | 1635-1699 |
Riferimento all'autore | |
Denominazione ambito culturale | produzione pavese |
Riferimento all'intervento | |
Materia e tecnica | Ceramica graffita |
Unità di misura | |
Altezza | |
Larghezza | |
Profondità | |
Diametro | 39 |
Lunghezza | |
Descrizione oggetto | Grande piatto 'da pompa', apodo, in ceramica ingobbiata ed invetriata con vetrina bruna, recante iscritto a graito il nome Giovanni Brizio [Cuzio] e la data 25 marzo 1677. Il decoro, molto elaborato e leggermente rilevato presenta un bordo con estone di oglie a cartoccio che si avvolgono attorno ad un nastro graito sul ondo ribassato. La ascia decorata è compresa tra un proilo di mezzi ovuli e una sottile cordonatura. Al centro l'Annunciazione, presumibilmente tratta da un dipinto antico, ripropone l'iconograia tradizionale con i tre elementi essenziali della rappresentazione: l'Arcangelo Gabriele in piedi su una nuvola con un giglio in mano, sta scendendo dal cielo verso Maria, inginocchiata e con le mani al petto, in alto la colomba dello Spirito Santo con un ascio di luce che investe il capo della Vergine. Il giglio, come il iore nel vaso a sinistra, alludono alla purezza di Maria e al atto che l'evento ha luogo in primavera. In alto a cavalcioni di una nube due angioletti con lungo cartiglio e un cherubino. A destra appoggiato su un articolato inginocchiatoio il libro aperto, costante attributo della Madonna e rimando alla proezia di Isaia Ecco la Vergine concepirà e partorirà un iglio . L'ambientazione è data da un pavimento che termina con una balaustra. |
Notizie storico-critiche | A Pavia la tradizione della terracotta è consueta e antica risale al X secolo circa acilitata anche dalla presenza in grande abbondanza sul territorio della materia prima l'argilla atto che avorisce lo sviluppo di una iorente industria di laterizi. Le numerose ornaci presenti in città come riporta Opicino de Canistris nel Liber de laudibus civitatis Ticinensis attestano il largo impiego che se ne ece di questo materiale in chiese ed ediici civili romanici e gotici bacini graiti stoviglie e maioliche di uso comune. Nel XVII secolo a Pavia la produzione ceramica tradizionale viene aiancata da quella innovativa della amiglia pavese Cuzio. Si tratta in particolare di piatti in maiolica ascrivibili ad un periodo compreso tra il 676 ed il 694 detti da parata o da pompa quindi non da tavola graiti monocromi in larga prevalenza di grandi dimensioni talvolta senza base completamente rivestiti di vetrina bruno-rossiccia e con decorazione molto elaborata a punta e a stecca su ingubbio spesso estesa anche a tutto l'esterno anche se in maniera sempliicata; in alcuni casi inoltre risultano avere una duplice ingubbiatura una più scura e una più leggera sotto una più pesante e bianca. In particolare i piatti 'Cuzio' rappresentano gli ultimi esiti della grande tradizione della graita monocroma bruna che a Pavia trova largo sviluppo ino a tutto il XVII secolo.Il pregevole manuatto rientra nella tipologia di queste ceramiche da parata eseguite dal protonotario Antonio Maria Cuzio 635-699 come donativi a membri della amiglia o ad amici in particolari ricorrenze dell'anno. La produzione reca spesso il nome del destinatario brevi motti o proverbi e requentemente lo stemma della amiglia inoltre la data graita sovente sul piatto assicura l'esatta cronologiaTra i vari nomi dei componenti della amiglia Cuzio: Giovanni Antonio Barnaba Giovanni Brizio canonico con cattedrale e Antonio Maria protonotario apostolico quest'ultimo è quello presente nel maggior numero di esemplari con le date dal 677 al 694 e l'unico in cui compare l'indicazione esplicita ECIT sui suoi pezzi spesso accompagnati da ulteriori iscrizioni moraleggianti che anno pensare a uno dei più proliici incisori del Seicento il bolognese a lui coevo Giuseppe Maria Mitelli. Per queste ragioni è quindi presumibile che proprio Antonio Maria si dilettasse con passione e diligenza a questo passatempo nei momenti di libertà dal proprio ministero escludendo quindi l'esistenza di una produzione commerciale di maioliche cioè che non vi sia stata una bottega Cuzio. Inatti a lungo la critica ha dibattuto sull'esistenza di una ornace Cuzio. Nel 880 si viene a creare un dotta disputa tra chi ortnum Genolini e Brambilla ritiene la produzione di maioliche Cuzio un atto isolato e dilettantistico pur avendo raggiunto pregevoli livelli qualitativi e chi Emile Molinier sostiene che il nome Cuzio debba essere aggiunto a quello dei abbricanti pavesi di maioliche della seconda metà del XVII sec. La critica recente sostiene che la produzione di Antonio Maria deve essere considerata un enomeno di tipo amatoriale anche se di grande importanza nella produzione delle ornaci pavesi.Le maioliche di Antonio Maria Cuzio sono state raccolte e studiate da Camillo Brambilla 809-892 aristocratico pavese esperto di storia antica collezionista in primis di numismatica e dal 875 Ispettore degli scavi e dei monumenti per la provincia di Pavia. Nel 889 l'erudito pavese scrive un libro intitolato Antonio Maria Cuzio e la ceramica in Pavia in cui descrive dieci pezzi e pubblica l'albero genealogico ma non dice nulla di concreto sull'attività di ceramisti dei tre membri della amiglia Cuzio. Alcuni esemplari sono conservati in musei italiani ed europei ma il nucleo più consistente di tre piatti della collezione Brambilla H 37 38 40 è custoditi a Pavia inatti nel 89 cede la sua ricca collez |
Data stato di conservazione | 2008||2014 |
Stato di conservazione | buono |
Condizione giuridica | proprietà Ente pubblico territoriale |
Data compilazione | 2008 |
Nome compilatore | Damiano Sara |
Specifiche ente schedatore | R03/ Musei Civici di Pavia |
Referente scientifico compilazione | |
Funzionario responsabile compilazione | |
Data trascrizione | |
Nome trascrittore | |
Ente trascrittore | |
Data aggiornamento | 2014 |
Nome aggiornatore | Manara Roberta |
Ente aggiornatore | R03/ Provincia di Pavia |
Funzionario responsabile aggiornamento | R03/ Provincia di Pavia |
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